16 Ottobre 2020
Tartufo Bianco: aumentano i cavatori (+8%) ma va tutelata la qualità garantendo l’origine

I raccoglitori di tartufi nelle Marche sono aumentati dell’8% negli ultimi tre anni. Lo rivela Coldiretti Pesaro Urbino, la provincia del Bianco Pregiato, su dati della Regione Marche a due settimane dall’avvio della stagione del Tuber Magnatum Pico. Dati che pongono le Marche, con 13mila licenze per la raccolta, in testa alla classifica nazionale delle regioni. Un esercito di tartufai che non resterà a mani vuote quest’anno: i magici tuberi ci sono. O meglio, ci saranno. È il responso dei cavatori dopo i primi giorni alla caccia, tra i boschi, del re della tavola. I prezzi sono ancora alti rispetto allo scorso anno con aumenti generalizzati del 20%, secondo un’analisi di Coldiretti Marche su dati della Borsa del Tartufo di Acqualagna. L’ultima quotazione parla di 2400 euro al chilo per le pezzature migliori, 1800 euro/chilo tra i 15 ed i 50 grammi e 1300 euro al chilo sotto i 15 grammi. Ma gli esperti sono convinti che andando avanti se ne troveranno molti grazie a un autunno piovoso che ha tenuto i boschi freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione. Siamo ben lontani dal recente passato (2017) quando si è arrivati a pagare fino a 6mila euro al chilo. Mancheranno all’appello, causa Covid, le Fiere nazionali di Acqualagna e di Pergola mentre è stata confermata quella di Sant’Angelo in Vado. Sono comunque aperte tutte le strutture ristorative e agrituristiche del territorio che offrono menu dedicati per tutto il periodo. “Ma non mancano preoccupazioni per quel che riguarda l’export perché da una parte l’emergenza Covid non aiuta – spiega Tommaso Di Sante, presidente di Coldiretti PU – e poi il nostro tartufo sta subendo l’attacco di prodotto estero che godendo di una migliore fiscalità vince pur avendo una qualità inferiore. Il rischio per i consumatori è di incappare nell’inganno delle vendite di tartufo straniero low cost spacciato per italiano. Coldiretti è impegnata da tempo per chiedere la tracciabilità delle transazioni e l’indicazione obbligatoria che garantisca l’origine fin dal primo anello della catena, rappresentato dai tartufai. Occorre inoltre favorire anche in questo settore quell’internazionalizzazione che il brand Made in Italy è in grado di sostenere”.

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